L'intervento. Energivori, nubi pesano all'orizzonte

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A rischio interrompibilità e reti interne

Il Governo sta studiando come trovare la copertura di circa 2 m.di € per alleggerire la bolletta delle PMI di circa il 10 % dell'attuale costo, che anche per loro è purtroppo eccessivo, come lo è per buona parte dei consumatori domestici e per tutte le altre categorie di consumatori italiani: purtroppo ci siamo dimenticati che il consumo di energia elettrica è un chiaro indicatore dello sviluppo economico di un Paese. D'altro canto è anche vero che i produttori, specialmente quelli che impiegano fonti fossili, non godono di buona salute.

I problemi ci sono per tutti: oltre alle Associazioni dei consumatori, si lamenta Assoelettrica e non ha torto, si lamenta Assorinnovabili, che ha un po' meno motivo per quanto riguarda il passato ma sicuramente per un futuro molto incerto, si lamentano i grossisti, ma, come ha sempre sostenuto il Presidente dell'Autorità per Energia Elettrica e Gas e Sistemi Idrici, la coperta  è corta; se si vuol coprire meglio qualcuno, bisogna scoprire qualcun altro.

In realtà chi ha più di un  motivo e storia per  lamentarsi è Aicep (Associazione Italiana Energia di Processo), rappresentante aziende industriali energivore importanti per il Paese, le quali,  dopo la liberalizzazione del mercato (Decreto Bersani del marzo 1999), si sono trovate d'improvviso a pagare i crescenti prezzi di mercato della comodity e le ormai stratosferiche tariffe dei servizi regolati. Seppur fin dall'inizio siano state previste riduzioni degli oneri generali di sistema in base agli scaglioni di consumo, il differenziale di prezzo con gli altri principali Paesi Europei (Francia e Germania su tutti) si è sempre mantenuto su livelli insostenibili per garantire alle imprese italiane una efficace competizione sui mercati internazionali.

Aicep ha continuato a chiedere che si definisse una categoria di "aziende ad alta intensità energetica", per la quale si sarebbe dovuto prevedere delle esenzioni più importanti. Finalmente ed in parte in ritardo, grazie all'articolo 39 della Legge 2012/134,  che ha dato attuazione all'art. 32 della Legge 99/2009, tale categoria è stata definita ed oggi, a partire dal 1° luglio 2013,  chi rientra nei parametri può avere una certa esenzione di misura crescente al crescere dell'indice di "energivorità" che misura l'impatto dei costi dell'energia elettrica sul volume d'affari. Questo è realmente uno strumento di politica industriale molto apprezzato, che, tra l'altro, rientra pienamente nelle nuove linee guida che l'Ue ha riconosciuto congruenti al fine di garantire lo sviluppo industriale del Vecchio Continente (in Francia e Germania strumenti simili, con esenzioni ben maggiori, esistono da diversi anni). Tale risultato, ci teniamo a sottolinearlo, è stato ottenuto anche grazie all'appoggio dell'Ifiec (International Federation Industrial Energy Consumer), della quale Aicep è membro associato, che ha coinvolto oltre 150 grandi operatori industriali europei, ottenendo il loro sostegno.

Dal documento circolato sul taglio della bolletta elettrica anche se non in modo ufficiale da parte del Mse, sono emersi aspetti di stratificazione di interventi volti a mitigare il delta costo dell'energia elettrica in Italia rispetto ai nostri competitori europei che si sono stratificati, da cui si evince la necessità di procedere ad una razionalizzazione e indirettamente un risparmio per il consumatore pagatore.  Ma ci sono altri aspetti, per i quali, da quel che si legge, si rilevano varie opinioni  che tendono a voler interpretare i costi di certi servizi essenziali, come "sconti o vantaggi" a chi li fornisce.

Interrompibilità: non è uno sconto

A titolo d'esempio:

1.    Interrompibilità

L'interrompibilità è un servizio

Il Viceministro allo Sviluppo Economico, Claudio De Vincenti, in una audizione alla Camera, ha dichiarato che, per trovare i fondi occorrenti ad attuare la prevista riduzione del 10 % delle bollette energetiche delle Pmi, azione che naturalmente condividiamo a pieno, si razionalizzeranno "senza comunque eliminarli" alcuni sussidi tariffari, a partire dagli "sconti" per l'interrompibilità delle forniture elettriche alle grandi imprese.
Non capiamo come si possa pensare di poter tappare tanti piccoli buchi aprendo delle voragini profonde.

Non chiamerei assolutamente "sconto" né sussidio quel che viene pagato alle grandi aziende capaci di interrompere i prelievi istantaneamente, senza alcun preavviso. Queste aziende garantiscono, meglio di qualunque altro tipo di riserva, la sicurezza del sistema elettrico nazionale. Danno un servizio prezioso, del quale è difficilissimo fare a meno. La remunerazione che ottengono non è altro che il pagamento di un simile servizio, che solo loro possono offrire e che è estremamente più efficace di quel che si potrebbe ottenere con corrispondenti forniture saltuarie da centrali termoelettriche mantenute di riserva, anche se calda, il cui intervento sarebbe comunque molto più lento e sicuramente più costoso di quello che le aziende interrompibili possono dare.

Si sta discutendo del "capacity payment", che probabilmente, fin quando non si metteranno a punto sistemi di stoccaggio economicamente più convenienti, dovrà essere attuato, ma solo per livelli di potenza al di sopra di quelli  copribili con l'interrompibilità di tutte le aziende che potranno garantirla. In altri termini, l'interrompibilità deve avere la precedenza e deve essere remunerata sufficientemente in modo che si ottenga la massima adesione da parte di aziende, che, pur subendo alcuni disagi nella loro attività produttiva, accettino di dare questo servizio al sistema elettrico nazionale.

Sul meccanismo vanno fatte alcune considerazioni che devono prevedere il mutato quadro tecnico nel quale va inserito:

-    l'ingresso negli ultimi anni  nel meccanismo di allocazione della Potenza interrompibile di nuovi "piccoli" consumatori (oltre 100 nuove società tra 1-3 MW) ha di fatto evidenziato un meccanismo di mercato con prezzi decrescenti e relativi oneri decrescenti per l'intero sistema elettrico, ma il cui servizio non è cosi costante nel tempo.

-     il raccordare con un periodo transitorio di 1 anno e mezzo, il divario di remunerazione  tra il servizio di interrompibilità e quello della superinterrompibilità in Sicilia e Sardegna (scadenza prevista dicembre 2015).

Riteniamo invece che una proroga dell'attuale meccanismo a fine 2015 possa garantire non solo la riunificazione dei due sistemi di interrompibilità e superinterrompibilità, ma anche consentire una analisi approfondita e condivisa necessaria per una evoluzione e caratterizzazione della interrompibilità   considerando  le mutate esigenze del Sistema Elettrico Nazionale (incremento delle Fonti Intermittenti, adeguatezza del sistema nei giorni/ore di minimi carico con riduzione della capacità di interconnessione con l'estero, incremento della capacità di importazione).

Riteniamo infatti che è arrivato il momento di pensare anche a meccanismi diversi in termini di quantità, qualità e remunerazione del servizio offerto dai clienti energivori anche segmentando i  clienti interrompibili (tensione di collegamento, potenza interrompibile, possibilità di incremento di consumi, costanza dei consumi, ecc.).

Reti interne: una strategia precisa

2.    Riu, Seu e Seseu

Lo dice la sigla stessa, sono Reti Interne d'Utenza o Sistemi Efficienti di Utenza, che evitano costi da ripartire su tutta l'utenza, permettendo di far a meno di ulteriori investimenti per adeguare le linee nazionali di trasmissione e locali di distribuzione. Tali sistemi non sono arrivati nei siti in cui stanno funzionando per "grazia ricevuta o intercessione della Divina Provvidenza", ma sono stati realizzati dagli operatori coinvolti con investimenti impiegati al fine di ottenerne, prima dei  vantaggi economici, una gestione tecnica nella distribuzione dell'energia funzionale ai processi industriali svolti. Perché dovrebbero pagare sulla quota d'energia prodotta e direttamente  consumata in loco, che non interessa la Rtn e quindi non provoca costi alla stessa?

Anche per loro si prevede che verranno chiamati a contribuire con una quota parte degli oneri (inizialmente circa 10 %) crescente nel tempo. Chi ha un'incidenza del costo elettrico con percentuali sul fatturato a due cifre, che in alcuni casi superano il 50 %, non può aiutare chi soffre meno di lui. Chi ha di più è giusto che aiuti chi ha meno, ma non vale il contrario. Nelle RIU sono installati impianti energetici che oltre all'elettricità producono anche il vapore ed allora perché si vuole arrivare a penalizzare l'intero sistema, ci sembra invece corretto far pagare alle RIU i servizi che realmente usufruiscono della rete e che sono: il controllo di tensione, la frequenza e, molto importante, la riserva di potenza; creiamo una voce in tariffa del trasporto consona a ripagare l'operatore monopolista concessionario per tale servizio. Stesso discorso può valere per i SEU, ma in modo più accentuato come costo del servizio per l'aleatorietà che in molti casi c è nella produzione elettrica (più scostante e nel caso di rinnovabili molto aleatoria, che richiede adeguata riserva che va certamente pagata al prezzo della produzione marginale gas.

In conclusione, è giusto che si tenga conto dei problemi e conseguenti esigenze di tutti, consumatori e produttori da qualunque fonte, ma evitiamo di andar ad erodere qualcosa su chi ha già uno spessore ridotto e non può dimagrire ulteriormente, pena la scomparsa dal nostro Paese di varie importanti produzioni strategiche.

*Presidente Aicep

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